The prince of goldsmiths
12 November 2015
22 January 2015
Joyce J. Scott, nativa di Baltimora, è una storyteller. Non usa le parole, ma le perline colorate, con le quali tesse elaborati collier figurativi. Popolati di figurine stilizzate, di piante e animali, raccontano con humor storie di famiglia. Nelle sue abili mani gli ornamenti trascendono il puro valore decorativo per diventare narrazione sociale e di denuncia. La sua cifra stilistica si pone all’incrocio tra arte e artigianato, tra sofisticazione e naiverie. Il MAD di New York, creativo museo di arti applicate, le dedica una nutrita mostra (dal 4 settembre 2014 al 15 marzo 2015), organizzata da Lowery Stokes Sims, dove sono esposti ben 34 collier assieme a 13 sue sculture in vetro di Murano. La mostra evidenzia la varietà delle fonti d’ispirazione che spaziano dagli studi di teatro, al design tessile, alle ricerche sulle culture native americane, in particolare il tipo di cucitura utilizzata dai peyote.
DOVE: 2 Columbus Circle, New York, NY 10019
Joyce J. Scott, nativa di Baltimora, è una storyteller. Non usa le parole, ma le perline colorate, con le quali tesse elaborati collier figurativi. Popolati di figurine stilizzate, di piante e animali, raccontano con humor storie di famiglia. Nelle sue abili mani gli ornamenti trascendono il puro valore decorativo per diventare narrazione sociale e di denuncia. La sua cifra stilistica si pone all’incrocio tra arte e artigianato, tra sofisticazione e naiverie. Il MAD di New York, creativo museo di arti applicate, le dedica una nutrita mostra (dal 4 settembre 2014 al 15 marzo 2015), organizzata da Lowery Stokes Sims, dove sono esposti ben 34 collier assieme a 13 sue sculture in vetro di Murano. La mostra evidenzia la varietà delle fonti d’ispirazione che spaziano dagli studi di teatro, al design tessile, alle ricerche sulle culture native americane, in particolare il tipo di cucitura utilizzata dai peyote.
DOVE: 2 Columbus Circle, New York, NY 10019
The Moodboarders is a glance into the design world, which, in all of its facets, captures the extraordinary even within the routine. It is a measure of the times. It is an antenna sensitive enough to pick-up on budding trends, emerging talents and neglected aesthetics. Instead of essays, we use brief tales to tune into the rhythm of our world. We travelled for a year without stopping, and seeing as the memory of this journey has not faded, we have chosen to edit a printed copy. We eliminated anything episodic, ephemeral or fading, maintaining a variety of articles that flow, without losing the element of surprise, the events caught taking place, and the creations having just bloomed.