Ping Pong @ Westfield Stratford: a Londra come a Shangai
28 maggio 2015
17 dicembre 2014
L’artista coreana Yeonju Sung, che utilizza la fotografia come suo principale mezzo espressivo, ha recentemente esposto al MIA (Milan Image Art Fair) una sorprendente serie di foto denominata ‘Wearable food’. Si tratta d’immagini patinate e realistiche di abiti, dalle diverse fogge, costruiti con vegetali, frutta e erbe curative.
La collezione comprende l’abito autunnale di mango e papaia, uno di fette di pomodoro e uno di bucce di pomodoro, quello primaverile di cipollotti, quello di bucce di banana, quello intrecciato d’erba cipollina, quello di fette di melanzana, quello di steli di bardana, pianta mediterranea dalle proprietà curative utilizzata in erboristeria. All’origine di questa originale collezione, basata su due elementi cardine della nostra vita, il cibo e l’abito, vi è la negazione della funzionalità, cibo non edibile e abiti non indossabili, e l’idea di suggerire la contraddizione tra la deperibilità dei materiali e la vestibilità delle silhouette, solleticando sia la vanità, sia l’appetito.
L’artista coreana Yeonju Sung, che utilizza la fotografia come suo principale mezzo espressivo, ha recentemente esposto al MIA (Milan Image Art Fair) una sorprendente serie di foto denominata ‘Wearable food’. Si tratta d’immagini patinate e realistiche di abiti, dalle diverse fogge, costruiti con vegetali, frutta e erbe curative.
La collezione comprende l’abito autunnale di mango e papaia, uno di fette di pomodoro e uno di bucce di pomodoro, quello primaverile di cipollotti, quello di bucce di banana, quello intrecciato d’erba cipollina, quello di fette di melanzana, quello di steli di bardana, pianta mediterranea dalle proprietà curative utilizzata in erboristeria. All’origine di questa originale collezione, basata su due elementi cardine della nostra vita, il cibo e l’abito, vi è la negazione della funzionalità, cibo non edibile e abiti non indossabili, e l’idea di suggerire la contraddizione tra la deperibilità dei materiali e la vestibilità delle silhouette, solleticando sia la vanità, sia l’appetito.
The Moodboarders è un occhio spalancato sul mondo del progetto in tutte le sue multiformi declinazioni, capace di cogliere, anche nel quotidiano, lo straordinario. È la misura della temperatura epocale. È l’antenna sensibile capace di captare le tendenze sul nascere, i talenti che sbocciano, le estetiche trascurate. Non saggi, ma appunti veloci per sintonizzarsi sul ritmo del nostro tempo. Abbiamo viaggiato un anno senza fermarci e perché di questo viaggio non si smarrisca il ricordo abbiamo deciso di editare una versione cartacea. Abbiamo eliminato l’episodico, l’effimero e il fugace, cercando di mantenere la varietà degli argomenti e il loro fluido susseguirsi, di preservare la sorpresa delle scoperte, degli eventi colti nel loro manifestarsi, delle creazioni appena germogliate.