Flemish hyperrealism
12 novembre 2014
4 dicembre 2014
Nell’autunno del 2014 la mostra “Architecture for dogs” è arrivata anche in Cina, allo Zhi Art Museum. L’inventore e curatore di questa anticonvenzionale esposizione, il giapponese Kenya Hara, art director di Muji, ha chiamato a cimentarsi con casette e cucce per i cani alcuni tra i più rinomati designer e architetti contemporanei. Tra questi, Shigheru Ban, Konstantin Grcic, Toyo Ito, lo studio MVRDV, lo studio Torafu, l’architetto Kasuo Sejima, l’atelier Bow-Wow.
I progettisti sono stati invitati a scegliere una razza canina e quindi a progettare casette e cucce che ne rispecchiassero la personalità. Al di là dell’inusuale brief di progetto, già di per se accattivante, stupefacenti appaiono i risultati. Il soggetto e la committenza (le razze canine) sembrano aver ispirato i designer che, messa da parte la tradizionale sobrietà professionale, si sono sbizzarriti, creando labirinti di cartone (Shigeru Ban), serre domestiche (Sou Fujimoto), casette in legno basculanti (MVRDV), morbide cucce in candida pelliccia di agnellino (Kazuyo Sejima). Il progetto più glamour é quello di Grcic che per un pooddle, con rasatura fashion, ha immaginato un podio teatrale con tanto di specchio con luci.
Nell’autunno del 2014 la mostra “Architecture for dogs” è arrivata anche in Cina, allo Zhi Art Museum. L’inventore e curatore di questa anticonvenzionale esposizione, il giapponese Kenya Hara, art director di Muji, ha chiamato a cimentarsi con casette e cucce per i cani alcuni tra i più rinomati designer e architetti contemporanei. Tra questi, Shigheru Ban, Konstantin Grcic, Toyo Ito, lo studio MVRDV, lo studio Torafu, l’architetto Kasuo Sejima, l’atelier Bow-Wow.
I progettisti sono stati invitati a scegliere una razza canina e quindi a progettare casette e cucce che ne rispecchiassero la personalità. Al di là dell’inusuale brief di progetto, già di per se accattivante, stupefacenti appaiono i risultati. Il soggetto e la committenza (le razze canine) sembrano aver ispirato i designer che, messa da parte la tradizionale sobrietà professionale, si sono sbizzarriti, creando labirinti di cartone (Shigeru Ban), serre domestiche (Sou Fujimoto), casette in legno basculanti (MVRDV), morbide cucce in candida pelliccia di agnellino (Kazuyo Sejima). Il progetto più glamour é quello di Grcic che per un pooddle, con rasatura fashion, ha immaginato un podio teatrale con tanto di specchio con luci.
The Moodboarders è un occhio spalancato sul mondo del progetto in tutte le sue multiformi declinazioni, capace di cogliere, anche nel quotidiano, lo straordinario. È la misura della temperatura epocale. È l’antenna sensibile capace di captare le tendenze sul nascere, i talenti che sbocciano, le estetiche trascurate. Non saggi, ma appunti veloci per sintonizzarsi sul ritmo del nostro tempo. Abbiamo viaggiato un anno senza fermarci e perché di questo viaggio non si smarrisca il ricordo abbiamo deciso di editare una versione cartacea. Abbiamo eliminato l’episodico, l’effimero e il fugace, cercando di mantenere la varietà degli argomenti e il loro fluido susseguirsi, di preservare la sorpresa delle scoperte, degli eventi colti nel loro manifestarsi, delle creazioni appena germogliate.