Vasi Miuccia di Cristina Celestino
30 gennaio 2015
24 marzo 2016
Prada ha dato il là, chiamando lo studio Oma a disegnare la scenografia delle sue sfilate. Segue, dopo una stagione, Sportmax, che ha affidato il lay-out della sfilata per l’autunno inverno 2016/17 al giovane duo sperimentale Formafantasma, designer-artisti italiani, ma di stanza a Amsterdam. Andrea Trimarchi (1983) e Simone Farresin (1980) si sono ispirati alle architetture “pastellate” delle pitture di Giotto per creare il set della sfilata. Volumi primari, declinati in colori classici dal rosso pompeiano al sabbia, arredavano la passerella, trasformando la sfilata in una passeggiata artistica. L’esperimento introduce un radicale cambiamento nelle asettiche presentazioni di moda. Affidare la progettazione del contesto a creativi, non appartenenti al mondo della moda, avvicina le collezioni alla produzione artistica, liberandole dalla connotazione effimera che da sempre le accompagna. Parallelamente, introdurre l’abito in uno spazio disegnato, anticipa il suo destino, rendendolo più credibile. Grazie a queste collaborazioni esemplari, moda e design, finalmente, si avvicinano, dimostrando che non esiste frattura tra le arti.
DOVE: Palazzo delle Poste- Piazza Cordusio, Milano
Prada ha dato il là, chiamando lo studio Oma a disegnare la scenografia delle sue sfilate. Segue, dopo una stagione, Sportmax, che ha affidato il lay-out della sfilata per l’autunno inverno 2016/17 al giovane duo sperimentale Formafantasma, designer-artisti italiani, ma di stanza a Amsterdam. Andrea Trimarchi (1983) e Simone Farresin (1980) si sono ispirati alle architetture “pastellate” delle pitture di Giotto per creare il set della sfilata. Volumi primari, declinati in colori classici dal rosso pompeiano al sabbia, arredavano la passerella, trasformando la sfilata in una passeggiata artistica. L’esperimento introduce un radicale cambiamento nelle asettiche presentazioni di moda. Affidare la progettazione del contesto a creativi, non appartenenti al mondo della moda, avvicina le collezioni alla produzione artistica, liberandole dalla connotazione effimera che da sempre le accompagna. Parallelamente, introdurre l’abito in uno spazio disegnato, anticipa il suo destino, rendendolo più credibile. Grazie a queste collaborazioni esemplari, moda e design, finalmente, si avvicinano, dimostrando che non esiste frattura tra le arti.
The Moodboarders è un occhio spalancato sul mondo del progetto in tutte le sue multiformi declinazioni, capace di cogliere, anche nel quotidiano, lo straordinario. È la misura della temperatura epocale. È l’antenna sensibile capace di captare le tendenze sul nascere, i talenti che sbocciano, le estetiche trascurate. Non saggi, ma appunti veloci per sintonizzarsi sul ritmo del nostro tempo. Abbiamo viaggiato un anno senza fermarci e perché di questo viaggio non si smarrisca il ricordo abbiamo deciso di editare una versione cartacea. Abbiamo eliminato l’episodico, l’effimero e il fugace, cercando di mantenere la varietà degli argomenti e il loro fluido susseguirsi, di preservare la sorpresa delle scoperte, degli eventi colti nel loro manifestarsi, delle creazioni appena germogliate.