La storia del marchio di porcellane Lladrò inizia nel 1953 a Valencia in Spagna con la produzione delle classiche statuine, pastorelli e damine, simili a quelle che collezionava il polacco Utz, come racconta nell’omonimo libro Bruce Chatwin, pubblicato nel 1988, poco prima della sua prematura morte. Con la collaborazione del designer Jaime Hayon, Lladrò affronta il design contemporaneo pur mantenendo la classica produzione, individuando una vena grottesca che la distingue nel panorama della produzione di porcellane decorative. Tra le sue variegate creazioni, che spaziano dai lampadari alle statuine di varie dimensioni, ci sono anche i gioielli.

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L’artista tedesco Bodo Sperlein, raffinato designer di porcellane, ha immaginato preziosi cerchietti per la testa, anelli e collier decorati con candidi uccellini e piccole spille a forma di farfalla. Sono recenti e a prezzi più accessibili i ciondoli, tra il grottesco e il faceto, a forma di testa di animale (cani, gatti, agnelli, cerbiatti) tutti con mascherine colorate o bende nere sugli occhi, quasi a smitizzare la leziosità della fattura.

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DOVE: Valencia, Spagna

La storia del marchio di porcellane Lladrò inizia nel 1953 a Valencia in Spagna con la produzione delle classiche statuine, pastorelli e damine, simili a quelle che collezionava il polacco Utz, come racconta nell’omonimo libro Bruce Chatwin, pubblicato nel 1988, poco prima della sua prematura morte. Con la collaborazione del designer Jaime Hayon, Lladrò affronta il design contemporaneo pur mantenendo la classica produzione, individuando una vena grottesca che la distingue nel panorama della produzione di porcellane decorative. Tra le sue variegate creazioni, che spaziano dai lampadari alle statuine di varie dimensioni, ci sono anche i gioielli. L’artista tedesco Bodo Sperlein, raffinato designer di porcellane, ha immaginato preziosi cerchietti per la testa, anelli e collier decorati con candidi uccellini e piccole spille a forma di farfalla. Sono recenti e a prezzi più accessibili i ciondoli, tra il grottesco e il faceto, a forma di testa di animale (cani, gatti, agnelli, cerbiatti) tutti con mascherine colorate o bende nere sugli occhi, quasi a smitizzare la leziosità della fattura.

 

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The Moodboarders è un occhio spalancato sul mondo del progetto in tutte le sue multiformi declinazioni, capace di cogliere, anche nel quotidiano, lo straordinario. È la misura della temperatura epocale. È l’antenna sensibile capace di captare le tendenze sul nascere, i talenti che sbocciano, le estetiche trascurate. Non saggi, ma appunti veloci per sintonizzarsi sul ritmo del nostro tempo. Abbiamo viaggiato un anno senza fermarci e perché di questo viaggio non si smarrisca il ricordo abbiamo deciso di editare una versione cartacea. Abbiamo eliminato l’episodico, l’effimero e il fugace, cercando di mantenere la varietà degli argomenti e il loro fluido susseguirsi, di preservare la sorpresa delle scoperte, degli eventi colti nel loro manifestarsi, delle creazioni appena germogliate.