Due recenti mostre, “Manus x Machina” al Metropolitan Museum di New York e “Tra arte e moda” al Museo Salvatore Ferragamo di Firenze, in altre sedi museali fiorentine e al Museo del tessuto di Prato, indagano i legami della moda con altre discipline, riconducendola nell’ambito delle arti.
Collegata all’effimero, allo stagionale, alle vanità, la moda è sempre stata guardata con sospetto dal design di stretta osservanza, che condanna il prevalere del futile sull’utile. Abiti, scarpe e gioielli, al pari degli utensili e degli oggetti decorativi sono a tutti gli effetti progetti di design, caratterizzati da una forma destinata a seguire una funzione, quella di essere indossati, adeguandosi alle forme del corpo per rivestirlo e adornarlo. Chi disegna gioielli, scarpe e abiti, deve possedere oltre a creatività e fantasia nozioni di anatomia e ergonomia, dimestichezza con la geometria per la modellistica e il piazzamento, e conoscenze approfondite sulla natura dei materiali. Scrive a riguardo Salvatore Ferragamo nella sua biografia “Il calzolaio dei sogni” (Sansoni, Firenze, 1971): “Non vi è limite alla bellezza, né grado di saturazione per l’immaginazione creativa; così come infinita è la varietà dei materiali che un calzolaio può impiegare per decorare i suoi modelli. Ho usato pelle di pesce, feltro e carta trasparente, gusci di lumaca e raffia, seta grezza, alghe marine e lana…”