Curiosity Cloud
28 gennaio 2016
17 dicembre 2014
È tipicamente italiano l’atteggiamento esterofilo e, devo ammettere che, quando Cristina Morozzi mi ha comunicato il titolo di questo numero di The Moodboarders, anche i miei neuroni si sono mobilitati in massa verso il non-italiano. Eppure quel nazionalismo latente che, a dispetto dei disagi politici e culturali del Paese, occupa ancora una buona quota del mio cuore, mi ha riportato a uno dei luoghi più affascinanti della mia infanzia. Il Giardino di Ninfa (nel basso Lazio) è un tesoro di garden design naturale al punto che il New York Times lo ha eletto “il più bello e romantico del mondo”. Progettato come “hortus conclusus” da Francesco da Volterra nel XVI secolo per volere di Nicolò III Caetani, dopo secoli di trasformazioni politiche e abbandono, a fine Ottocento è stato recuperato e trasformato dagli eredi del Caetani in un giardino in stile anglosassone, con tanto di ruscelli e corsi d’acqua. Tra le rovine della città vecchia vivono oltre 19 varietà di magnolia, betulle, iris acquatici, aceri giapponesi e ciliegi, ma anche avocado, banani e gunnera manicata del Sud America. A tutela dell’equilibrio di questo patrimonio ambientale, gli accessi ai visitatori sono limitati a pochi giorni l’anno…vale la pena segnarli in agenda.
È tipicamente italiano l’atteggiamento esterofilo e, devo ammettere che, quando Cristina Morozzi mi ha comunicato il titolo di questo numero di The Moodboarders, anche i miei neuroni si sono mobilitati in massa verso il non-italiano. Eppure quel nazionalismo latente che, a dispetto dei disagi politici e culturali del Paese, occupa ancora una buona quota del mio cuore, mi ha riportato a uno dei luoghi più affascinanti della mia infanzia. Il Giardino di Ninfa (nel basso Lazio) è un tesoro di garden design naturale al punto che il New York Times lo ha eletto “il più bello e romantico del mondo”. Progettato come “hortus conclusus” da Francesco da Volterra nel XVI secolo per volere di Nicolò III Caetani, dopo secoli di trasformazioni politiche e abbandono, a fine Ottocento è stato recuperato e trasformato dagli eredi del Caetani in un giardino in stile anglosassone, con tanto di ruscelli e corsi d’acqua. Tra le rovine della città vecchia vivono oltre 19 varietà di magnolia, betulle, iris acquatici, aceri giapponesi e ciliegi, ma anche avocado, banani e gunnera manicata del Sud America. A tutela dell’equilibrio di questo patrimonio ambientale, gli accessi ai visitatori sono limitati a pochi giorni l’anno…vale la pena segnarli in agenda.
The Moodboarders è un occhio spalancato sul mondo del progetto in tutte le sue multiformi declinazioni, capace di cogliere, anche nel quotidiano, lo straordinario. È la misura della temperatura epocale. È l’antenna sensibile capace di captare le tendenze sul nascere, i talenti che sbocciano, le estetiche trascurate. Non saggi, ma appunti veloci per sintonizzarsi sul ritmo del nostro tempo. Abbiamo viaggiato un anno senza fermarci e perché di questo viaggio non si smarrisca il ricordo abbiamo deciso di editare una versione cartacea. Abbiamo eliminato l’episodico, l’effimero e il fugace, cercando di mantenere la varietà degli argomenti e il loro fluido susseguirsi, di preservare la sorpresa delle scoperte, degli eventi colti nel loro manifestarsi, delle creazioni appena germogliate.