Crew – Collective and Café
13 ottobre 2016
12 novembre 2015
Il FAI con una mostra a Villa Necchi Campiglio di Milano celebra la straordinaria arte di Alfredo Ravasco, innovativo maestro dell’oreficeria milanese del ventesimo secolo. Curata da Paola Venturelli, l’esposizione propone, disseminate nelle stanze della villa, che custodisce uno dei più preziosi centrotavola del maestro milanese, circa 90 opere, tra gioielli, oggetti d’arredo e di arte sacra, per la maggior parte inedite e di provenienza privata. La singolarità figurativa dell’originale artista consiste nell’abbinare a materiali preziosi, quali la malachite, l’agata, l’onice, i lapislazzuli e i coralli, figurazioni zoomorfe realistiche, come polipi e pesci cesellati con estrema finezza. Adagiati su basi di pietre dure o avvinghiati a blocchi di lapislazzuli, pesci e polipi, grazie al virtuosismo delle lavorazioni, suscitano quasi ribrezzo, tanto sono simili al vero, entrando a pieno diritto nella categoria estetica dei disgusti (preziosi, però), teorizzata dal filosofo Mario Perniola nel suo saggio Disgusti (Costa&Nolan,1998)
DOVE: Villa Necchi Campiglio, Via Mozart, 14, 20122 Milano
Il FAI con una mostra a Villa Necchi Campiglio di Milano celebra la straordinaria arte di Alfredo Ravasco, innovativo maestro dell’oreficeria milanese del ventesimo secolo. Curata da Paola Venturelli, l’esposizione propone, disseminate nelle stanze della villa, che custodisce uno dei più preziosi centrotavola del maestro milanese, circa 90 opere, tra gioielli, oggetti d’arredo e di arte sacra, per la maggior parte inedite e di provenienza privata. La singolarità figurativa dell’originale artista consiste nell’abbinare a materiali preziosi, quali la malachite, l’agata, l’onice, i lapislazzuli e i coralli, figurazioni zoomorfe realistiche, come polipi e pesci cesellati con estrema finezza. Adagiati su basi di pietre dure o avvinghiati a blocchi di lapislazzuli, pesci e polipi, grazie al virtuosismo delle lavorazioni, suscitano quasi ribrezzo, tanto sono simili al vero, entrando a pieno diritto nella categoria estetica dei disgusti (preziosi, però), teorizzata dal filosofo Mario Perniola nel suo saggio Disgusti (Costa&Nolan,1998)
The Moodboarders è un occhio spalancato sul mondo del progetto in tutte le sue multiformi declinazioni, capace di cogliere, anche nel quotidiano, lo straordinario. È la misura della temperatura epocale. È l’antenna sensibile capace di captare le tendenze sul nascere, i talenti che sbocciano, le estetiche trascurate. Non saggi, ma appunti veloci per sintonizzarsi sul ritmo del nostro tempo. Abbiamo viaggiato un anno senza fermarci e perché di questo viaggio non si smarrisca il ricordo abbiamo deciso di editare una versione cartacea. Abbiamo eliminato l’episodico, l’effimero e il fugace, cercando di mantenere la varietà degli argomenti e il loro fluido susseguirsi, di preservare la sorpresa delle scoperte, degli eventi colti nel loro manifestarsi, delle creazioni appena germogliate.