Kaarina Kaikkonen – Diálogos (Dialogues), 2013 in Museo Nacional de Bellas Artes, Santiago, Chile

Kaarina Kaikkonen, artista finlandese, si serve degli abiti usati, destinati a ingrossare le montagne di stracci nei capannoni di Prato, come materiale per le sue installazioni pubbliche. Sospesi come bandiere appassite alle finestre, disposti come festoni sulle mura in pietra di Prato, appesi a corde lanciate su un vallo tra due mura di cinta, o come festoni sull’acqua stagnante, allineati sui gradini di una scalinata, cenciosi e miseramente vuoti, oppure in colori vividi, quasi si tenessero per mano, composti, a mo’ di ghirlande, all’interno di una corte, ordinati in fila come tanti soldati su fili tesi tra due finestre, abbracciati ai rami degli alberi su un prato innevato… questi abiti consunti, sgualciti, deformati dall’uso, trasformati in artifici decorativi da un inusuale e preordinato accumulo, sono patetiche testimonianze di un duro vissuto quotidiano, senza giorni di festa.

Kaarina Kaikkonen, 2000, Helsinki Cathedral, Finland
Kaarina Kaikkonen – Diálogos (Dialogues), 2013 in Museo Nacional de Bellas Artes, Santiago, Chile
Kaarina Kaikkonen – Hanging clothes, Helsinki, Finland
Kaarina Kaikkonen – The Gate, 2011, IL Caos-Conflicts, Collateral Event Venice Biennale, Venice, Italy
Kaarina Kaikkonen – Prato contemporanea – Crossing Borders, 2014 – Piazza Calderini, Firenze, Italy
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Kaarina Kaikkonen, Virtaavien vetten tykö (Towards Flowing Waters), 2006, Jyväskylä, Finland
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Dove: We Share A Dream, Albright-Knox Art Gallery, Buffalo Niagara International Airport, USA

Kaarina Kaikkonen, artista finlandese, si serve degli abiti usati, destinati a ingrossare le montagne di stracci nei capannoni di Prato, come materiale per le sue installazioni pubbliche. Sospesi come bandiere appassite alle finestre, disposti come festoni sulle mura in pietra di Prato, appesi a corde lanciate su un vallo tra due mura di cinta, o come festoni sull’acqua stagnante, allineati sui gradini di una scalinata, cenciosi e miseramente vuoti, oppure in colori vividi, quasi si tenessero per mano, composti, a mo’ di ghirlande, all’interno di una corte, ordinati in fila come tanti soldati su fili tesi tra due finestre, abbracciati ai rami degli alberi su un prato innevato… questi abiti consunti, sgualciti, deformati dall’uso, trasformati in artifici decorativi da un inusuale e preordinato accumulo, sono patetiche testimonianze di un duro vissuto quotidiano, senza giorni di festa.

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The Moodboarders è un occhio spalancato sul mondo del progetto in tutte le sue multiformi declinazioni, capace di cogliere, anche nel quotidiano, lo straordinario. È la misura della temperatura epocale. È l’antenna sensibile capace di captare le tendenze sul nascere, i talenti che sbocciano, le estetiche trascurate. Non saggi, ma appunti veloci per sintonizzarsi sul ritmo del nostro tempo. Abbiamo viaggiato un anno senza fermarci e perché di questo viaggio non si smarrisca il ricordo abbiamo deciso di editare una versione cartacea. Abbiamo eliminato l’episodico, l’effimero e il fugace, cercando di mantenere la varietà degli argomenti e il loro fluido susseguirsi, di preservare la sorpresa delle scoperte, degli eventi colti nel loro manifestarsi, delle creazioni appena germogliate.