Ho visto un Re
29 settembre 2016
7 dicembre 2016
Bomonti Beer Factory fu il primo produttore di birra dell’Impero Ottomano. Il marchio venne fondato nel 1890 e, dal 1902, la gustosa bevanda venne prodotta nella fabbrica di Istanbul. Dopo anni di fervente attività e camion carichi di bottiglie che andavano e venivano, l’edificio venne abbandonato nel 1991 quando si decise di spostare gli impianti produttivi fuori città. Il recente interesse verso le vecchie industrie ha però fatto sì che l’ex quartiere di Bomonti fosse recuperata e trasformata in una zona residenziale e commerciale.
In questo quartiere, in uno spazio a doppia altezza dove il retaggio del passato si sente “forte e chiaro”, è stato aperto il casual restaurant Kilimanjaro. Gli interni sono stati progettati dallo studio turco Autoban e scommettono su un mix di stili: da un lato l’industrial, con mattoni a vista e vetrate piombate, dall’altro uno stile di ricerca più personale, che vede nell’utilizzo di materiali naturali – come il legno – e nell’impiego di lavorazioni artigianali i suoi maggiori punti di forza.
L’austerità dello spazio produttivo viene addolcita dalle boiserie e dal pavimento in legno con pattern geometrico disegnato ad hoc per lo spazio da Autoban, ma soprattutto dalla grande struttura centrale che ospita il bar. Si tratta di una grande isola smussata, resa viva da piante e rampicanti, che è il vero e proprio punto focale del locale. Attorno al bancone sono organizzati i tavoli della sala da pranzo principale ma, per chi desidera un ambiente diverso, ci sono posto a sedere anche in una più tranquilla saletta laterale o sulla terrazza privata affacciata sul cortile interno del complesso.
DOVE: Tarihi Bomonti Bira Fabrikası Birhane Sok. No: 1, Silahşör Cd., 34384 Şişli/İstanbul, Turchia
Bomonti Beer Factory fu il primo produttore di birra dell’Impero Ottomano. Il marchio venne fondato nel 1890 e, dal 1902, la gustosa bevanda venne prodotta nella fabbrica di Istanbul. Dopo anni di fervente attività e camion carichi di bottiglie che andavano e venivano, l’edificio venne abbandonato nel 1991 quando si decise di spostare gli impianti produttivi fuori città. Il recente interesse verso le vecchie industrie ha però fatto sì che l’ex quartiere di Bomonti fosse recuperata e trasformata in una zona residenziale e commerciale. In questo quartiere, in uno spazio a doppia altezza dove il retaggio del passato si sente “forte e chiaro”, è stato aperto il casual restaurant Kilimanjaro. Gli interni sono stati progettati dallo studio turco Autoban e scommettono su un mix di stili: da un lato l’industrial, con mattoni a vista e vetrate piombate, dall’altro uno stile di ricerca più personale, che vede nell’utilizzo di materiali naturali – come il legno – e nell’impiego di lavorazioni artigianali i suoi maggiori punti di forza. L’austerità dello spazio produttivo viene addolcita dalle boiserie e dal pavimento in legno con pattern geometrico disegnato ad hoc per lo spazio da Autoban, ma soprattutto dalla grande struttura centrale che ospita il bar. Si tratta di una grande isola smussata, resa viva da piante e rampicanti, che è il vero e proprio punto focale del locale. Attorno al bancone sono organizzati i tavoli della sala da pranzo principale ma, per chi desidera un ambiente diverso, ci sono posto a sedere anche in una più tranquilla saletta laterale o sulla terrazza pri vata affacciata sul cortile interno del complesso.
The Moodboarders è un occhio spalancato sul mondo del progetto in tutte le sue multiformi declinazioni, capace di cogliere, anche nel quotidiano, lo straordinario. È la misura della temperatura epocale. È l’antenna sensibile capace di captare le tendenze sul nascere, i talenti che sbocciano, le estetiche trascurate. Non saggi, ma appunti veloci per sintonizzarsi sul ritmo del nostro tempo. Abbiamo viaggiato un anno senza fermarci e perché di questo viaggio non si smarrisca il ricordo abbiamo deciso di editare una versione cartacea. Abbiamo eliminato l’episodico, l’effimero e il fugace, cercando di mantenere la varietà degli argomenti e il loro fluido susseguirsi, di preservare la sorpresa delle scoperte, degli eventi colti nel loro manifestarsi, delle creazioni appena germogliate.