Design network Africa
27 ottobre 2016
25 giugno 2015
Nei rinnovati spazi dell’Hotel Peninsula di Parigi l’allure e il sapore sono rimasti quelli di un tempo. L’albergo, a pochi passi dall’Arco di Trionfo, si trova all’interno di un magnifico palazzo haussmanniano di fine Ottocento. Aperto per la prima volta al pubblico nel 1908 con il nome di Grand Hotel Majestic, è stato frequentato da importanti esponenti della cultura europea. Nel 1946, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu il quartier generale UNESCO; dal 1958 venne destinato a centro conferenze per eventi governativi di alto profilo.
Il ritorno alla prima destinazione d’uso – quella alberghiera – fu deciso nel 2010, quando l’edificio venne acquisito dal fondo Katara Hospitality. Da allora – e per 4 anni consecutivi – sono stati oltre 3.000 gli operai specializzati e i restauratori che si sono avvicendati per riportare l’hotel agli antichi fasti. Per farsi un’idea del lavoro basti pensare che per il solo recupero della facciata hanno lavorato 20 scalpellini dedicando 12 ore di manodopera ad ogni singolo fiore scolpito!
All’interno sbalordisce la ricchezza degli ambienti, rifiniti con alti soffitti affrescati, capitelli dorati, mosaici e preziosi marmi. Il Peninsula Hotel dispone di ben 200 camere (34 suite) disposte su sei piani. Non si tratta però solo di un “posto in cui alloggiare”, ma di un luogo da vivere grazie all’offerta di locali e ristoranti. Al piano terra si trova il maestoso ristorante The Lobby che propone un menu internazionale. Ampliano l’offerta lo storico Bar Kléber specializzato in cocktail e vini, il Lili Chinese restaurant con i suoi piatti cantonesi, la Terrasse Kléber e lo spettacolare rooftop restaurant Oiseau Blanc, da cui godere di una magnifica vista dei Parigi assaporando piatti tradizionali francesi.
Nei rinnovati spazi dell’Hotel Peninsula di Parigi l’allure e il sapore sono rimasti quelli di un tempo. L’albergo, a pochi passi dall’Arco di Trionfo, si trova all’interno di un magnifico palazzo haussmanniano di fine Ottocento. Aperto per la prima volta al pubblico nel 1908 con il nome di Grand Hotel Majestic, è stato frequentato da importanti esponenti della cultura europea. Nel 1946, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu il quartier generale UNESCO; dal 1958 venne destinato a centro conferenze per eventi governativi di alto profilo.
Il ritorno alla prima destinazione d’uso – quella alberghiera – fu deciso nel 2010, quando l’edificio venne acquisito dal fondo Katara Hospitality. Da allora – e per 4 anni consecutivi – sono stati oltre 3.000 gli operai specializzati e i restauratori che si sono avvicendati per riportare l’hotel agli antichi fasti. Per farsi un’idea del lavoro basti pensare che per il solo recupero della facciata hanno lavorato 20 scalpellini dedicando 12 ore di manodopera ad ogni singolo fiore scolpito!
All’interno sbalordisce la ricchezza degli ambienti, rifiniti con alti soffitti affrescati, capitelli dorati, mosaici e preziosi marmi. Il Peninsula Hotel dispone di ben 200 camere (34 suite) disposte su sei piani. Non si tratta però solo di un “posto in cui alloggiare”, ma di un luogo da vivere grazie all’offerta di locali e ristoranti. Al piano terra si trova il maestoso ristorante The Lobby che propone un menu internazionale. Ampliano l’offerta lo storico Bar Kléber specializzato in cocktail e vini, il Lili Chinese restaurant con i suoi piatti cantonesi, la Terrasse Kléber e lo spettacolare rooftop restaurant Oiseau Blanc, da cui godere di una magnifica vista dei Parigi assaporando piatti tradizionali francesi.
The Moodboarders è un occhio spalancato sul mondo del progetto in tutte le sue multiformi declinazioni, capace di cogliere, anche nel quotidiano, lo straordinario. È la misura della temperatura epocale. È l’antenna sensibile capace di captare le tendenze sul nascere, i talenti che sbocciano, le estetiche trascurate. Non saggi, ma appunti veloci per sintonizzarsi sul ritmo del nostro tempo. Abbiamo viaggiato un anno senza fermarci e perché di questo viaggio non si smarrisca il ricordo abbiamo deciso di editare una versione cartacea. Abbiamo eliminato l’episodico, l’effimero e il fugace, cercando di mantenere la varietà degli argomenti e il loro fluido susseguirsi, di preservare la sorpresa delle scoperte, degli eventi colti nel loro manifestarsi, delle creazioni appena germogliate.