Making Africa
28 maggio 2015
22 dicembre 2016
Rodrigo Almeida appartiene alla nuova generazione di designer brasiliani. A differenza di Fernando e Humberto Campana non collabora con aziende europee, ma utilizzando nei suoi progetti autoprodotti stilemi e ingredienti della cultura indigena brasiliana, un melting pot di Africa e Portogallo, cerca, mediante coraggiose ibridazioni, di creare un proprio marchio innovativo. Più che designer d’arredo, ama definirsi designer di oggetti, che nascono da un vocabolario figurativo molto personale, coltivato sin dal suo esordio. Gli incroci di razze diverse, tipici del Brasile, sono alla base del suo lavoro creativo, al quale intende dare significati completamente nuovi.
In questa ricerca di un linguaggio inedito, in grado di raccontare storie e emozioni di culture ibride, rivela uno speciale coraggio. All’origine del suo vocabolario, che mescola spunti dialettali con raffinatezze poliglotte, c’è l’intenzione di evitare l’ovvio, creando manufatti al di sopra delle tendenze stagionali, quasi sospesi in un tempo, privo di riferimenti epocali. Il risultato di questo approccio molto personale, libero da dogmi, sono creazioni, destinate all’uso quotidiano, sorprendenti e inquietanti.
DOVE: Alameda Lorena, 2132 – Jardim Paulista, São Paulo – SP, 01424-006, Brasile
http://www.itenscollections.com
Rodrigo Almeida appartiene alla nuova generazione di designer brasiliani. A differenza di Fernando e Humberto Campana non collabora con aziende europee, ma utilizzando nei suoi progetti autoprodotti stilemi e ingredienti della cultura indigena brasiliana, un melting pot di Africa e Portogallo, cerca, mediante coraggiose ibridazioni, di creare un proprio marchio innovativo. Più che designer d’arredo, ama definirsi designer di oggetti, che nascono da un vocabolario figurativo molto personale, coltivato sin dal suo esordio. Gli incroci di razze diverse, tipici del Brasile, sono alla base del suo lavoro creativo, al quale intende dare significati completamente nuovi. In questa ricerca di un linguaggio inedito, in grado di raccontare storie e emozioni di culture ibride, rivela uno speciale coraggio. All’origine del suo vocabolario, che mescola spunti dialettali con raffinatezze poliglotte, c’è l’intenzione di evitare l’ovvio, creando manufatti al di sopra delle tendenze stagionali, quasi sospesi in un tempo, privo di riferimenti epocali. Il risultato di questo approccio molto personale, libero da dogmi, sono creazioni, destinate all’uso quotidiano, sorprendenti e inquietanti.
The Moodboarders è un occhio spalancato sul mondo del progetto in tutte le sue multiformi declinazioni, capace di cogliere, anche nel quotidiano, lo straordinario. È la misura della temperatura epocale. È l’antenna sensibile capace di captare le tendenze sul nascere, i talenti che sbocciano, le estetiche trascurate. Non saggi, ma appunti veloci per sintonizzarsi sul ritmo del nostro tempo. Abbiamo viaggiato un anno senza fermarci e perché di questo viaggio non si smarrisca il ricordo abbiamo deciso di editare una versione cartacea. Abbiamo eliminato l’episodico, l’effimero e il fugace, cercando di mantenere la varietà degli argomenti e il loro fluido susseguirsi, di preservare la sorpresa delle scoperte, degli eventi colti nel loro manifestarsi, delle creazioni appena germogliate.