Gioielli spaziali
6 febbraio 2017
24 marzo 2016
René Lalique, che con i suoi gioielli e oggetti in pasta di vetro marcò i periodi Art Nouveau e Art Déco, ben sapeva che la magia delle sue creazioni dipendeva dalle riflessioni di luce. Con l’edizione artistica Geo, presentata a Parigi alla fiera Maison&Objet nel gennaio 2016, la storica maison, che annovera 8 tra i migliori operai di Francia, perpetua l’ambizione del suo fondatore. Il progetto dei vasi Geo si deve all’architetto Mario Botta, ispiratosi per la loro creazione a Le Corbusier che affermava essere l’architettura “il gioco magnifico dei volumi esposti alla luce”.
All’origine delle superfici sfaccettate dei vasi Geo, realizzati in serie numerata di 8, con la tecnica della cera persa, il palazzo dei Diamanti di Ferrara con il suo bugnato. Geo, disponibile in cristallo incolore o nero, si distingue nel panorama della produzione del marchio, caratterizzata da forme morbide e floreali, per il volume squadrato, da interpretarsi come la miniatura di un palazzo, completamente sfaccettato, dotato di un foro centrale che ricorda quello della cupola del museo d’arte contemporanea di Rovereto, una delle architetture simbolo di Mario Botta.
DOVE Paris Nord Villepinte Exhibition Centre
René Lalique, che con i suoi gioielli e oggetti in pasta di vetro marcò i periodi Art Nouveau e Art Déco, ben sapeva che la magia delle sue creazioni dipendeva dalle riflessioni di luce. Con l’edizione artistica Geo, presentata a Parigi alla fiera Maison&Objet nel gennaio 2016, la storica maison, che annovera 8 tra i migliori operai di Francia, perpetua l’ambizione del suo fondatore. Il progetto dei vasi Geo si deve all’architetto Mario Botta, ispiratosi per la loro creazione a Le Corbusier che affermava essere l’architettura “il gioco magnifico dei volumi esposti alla luce”. All’origine delle superfici sfaccettate dei vasi Geo, realizzati in serie numerata di 8, con la tecnica della cera persa, il palazzo dei Diamanti di Ferrara con il suo bugnato. Geo, disponibile in cristallo incolore o nero, si distingue nel panorama della produzione del marchio, caratterizzata da forme morbide e floreali, per il volume squadrato, da interpretarsi come la miniatura di un palazzo, completamente sfaccettato, dotato di un foro centrale che ricorda quello della cupola del museo d’arte contemporanea di Rovereto, una delle architetture simbolo di Mario Botta.
The Moodboarders è un occhio spalancato sul mondo del progetto in tutte le sue multiformi declinazioni, capace di cogliere, anche nel quotidiano, lo straordinario. È la misura della temperatura epocale. È l’antenna sensibile capace di captare le tendenze sul nascere, i talenti che sbocciano, le estetiche trascurate. Non saggi, ma appunti veloci per sintonizzarsi sul ritmo del nostro tempo. Abbiamo viaggiato un anno senza fermarci e perché di questo viaggio non si smarrisca il ricordo abbiamo deciso di editare una versione cartacea. Abbiamo eliminato l’episodico, l’effimero e il fugace, cercando di mantenere la varietà degli argomenti e il loro fluido susseguirsi, di preservare la sorpresa delle scoperte, degli eventi colti nel loro manifestarsi, delle creazioni appena germogliate.